📁 Intelligenza artificiale e didattica della filosofia
La lettura dei testi dovrebbe essere al centro della didattica della filosofia non meno che di quella della letteratura. È leggendo il testo che lo studente entra a fondo nell’argomentazione e nello stile di un filosofo, ed è grazie alla lettura di testi filosofici che a sua volta impara a praticare la scrittura filosofica. Così non è, per una serie di ragioni: i testi appaiono per lo più troppo difficili, e l’esperienza si rivela frustrante per lo studente; e si tratta di una pratica che richiede un tempo che i docenti, preoccupati di terminare nei tempi fissati il piano di lavoro che essi stessi hanno stabilito, sentono di non avere. I testi, quando compaiono, sono per lo letti e illustrati dal docente, con una partecipazione minima degli studenti. Ed è rarissimo che si chieda agli studenti di muoversi autonomamente, da soli o in gruppo, nell’interpretazione dei testi. L’IA fornisce un aiuto prezioso: essa può accompagnare lo studente passo dopo passo nella lettura di un testo filosofico. Cosa che può avvenire sia a casa, se il docente ritiene opportuno assegnare come attività la lettura del passo di un autore, sia a scuola durante un laboratorio di interpretazione.
Di seguito un esempio. L’IA scelta è ChatGPT. Le è stato chiesto di aiutare nella comprensione di questo testo di Kant. Si tratta di un testo difficile, come quasi tutti i testi kantiani, tratto dalla prima parte dell’Analitica trascendentale della Critica della ragion pura.
Ecco la risposta alla richiesta di aiutarmi nella comprensione di quel passo:
Il testo “L’azione dell’intelletto” su Mònimos è una riflessione su un passaggio fondamentale della Critica della ragion pura di Immanuel Kant, in cui si analizza il ruolo dell’intelletto nella conoscenza umana. Differenza tra sensibilità e intelletto Kant distingue due facoltà fondamentali: Sensibilità: è la capacità passiva di ricevere dati attraverso i sensi. Le intuizioni sensibili (come vedere o udire) sono immediate e derivano da affezioni esterne.
Intelletto (Verstand): è la facoltà attiva che elabora le rappresentazioni ricevute dalla sensibilità. Non percepisce direttamente gli oggetti, ma li pensa attraverso concetti.
L’attività dell’intelletto: giudicare
L’intelletto agisce ordinando le rappresentazioni sotto concetti comuni. Questa attività si manifesta nel giudizio, che è l’atto di unificare rappresentazioni diverse sotto un concetto generale. >Ad esempio, nel giudizio “tutti i corpi sono divisibili”, il concetto di “divisibile” si applica al concetto di “corpo”, che a sua volta si riferisce a fenomeni sensibili. In questo modo, il giudizio collega concetti e intuizioni, permettendo la conoscenza degli oggetti.
Conoscenza discorsiva e concetti
Per Kant, la conoscenza umana è discorsiva, cioè avviene attraverso concetti e giudizi, non per intuizione immediata. I concetti non si riferiscono direttamente agli oggetti, ma mediano la conoscenza attraverso l’applicazione a intuizioni sensibili.
L’intelletto come facoltà di giudicare
In sintesi, l’intelletto è la facoltà di giudicare, ovvero di unificare rappresentazioni diverse sotto concetti comuni. Attraverso il giudizio, l’intelletto organizza le rappresentazioni sensibili, rendendo possibile la conoscenza degli oggetti.
Se desideri approfondire ulteriormente o hai domande specifiche su questo argomento, sarò lieto di aiutarti!
Le chiedo di chiarirmi questo passaggio: “Ora, indipendentemente dalla sensibilità, non possiamo essere partecipi di nessuna intuizione (Anschauung). Pertanto, l‘intelletto non è una facoltà intuitiva.”
Ottima domanda! Questo passaggio è centrale nel pensiero di Kant, quindi vale la pena sviscerarlo bene. Proviamo a riformularlo passo per passo: Il testo dice: “Ora, indipendentemente dalla sensibilità, non possiamo essere partecipi di nessuna intuizione (Anschauung). Pertanto, l‘intelletto non è una facoltà intuitiva.”
Che cosa intende Kant?
1. L’intuizione (Anschauung)
In Kant, intuizione significa conoscenza immediata dell’oggetto, come quella che abbiamo quando vediamo un albero o sentiamo un suono. È un rapporto diretto, senza mediazione di concetti.
2. La sensibilità come fonte dell’intuizione
Kant sostiene che tutta la nostra intuizione passa attraverso la sensibilità, cioè attraverso i sensi (vista, udito, ecc.). Noi riceviamo le cose — passivamente — come impressioni sensibili.
Questa è la forma fondamentale in cui ci rapportiamo al mondo: l’intuizione sensibile.
Senza la sensibilità, non possiamo “avere” alcuna intuizione. Questo significa che non possiamo percepire direttamente oggetti, né conoscerli immediatamente, senza i sensi.
3. L’intelletto non intuisce
A differenza della sensibilità, l’intelletto lavora con concetti, che sono rappresentazioni generali, come “albero”, “giustizia”, “casa”. Ma non vede, non sente, non tocca: non intuisce. L’intelletto non ci dà alcuna conoscenza immediata degli oggetti. Esso pensa gli oggetti, non li intuisce.
Dunque, cosa vuol dire la frase?
“Indipendentemente dalla sensibilità, non possiamo avere nessuna intuizione. Pertanto, l’intelletto non è una facoltà intuitiva.”
Significa:
noi umani non possiamo conoscere direttamente nulla se non attraverso la sensibilità (i sensi);
l’intelletto non è in grado, da solo, di farci conoscere nulla: può solo pensare ciò che ci viene dato dai sensi;
quindi l’intelletto non è una facoltà intuitiva, perché non produce intuizioni (cioè conoscenze dirette), ma giudizi e concetti, che devono sempre appoggiarsi sull’intuizione sensibile per produrre conoscenza vera.
Nota importante
Kant immagina che Dio o un’intelligenza superiore potrebbe avere una conoscenza intellettuale e intuitiva allo stesso tempo — cioè potrebbe conoscere le cose immediatamente, con il solo pensiero. Ma noi no: la nostra conoscenza è discorsiva, cioè sempre mediata da concetti applicati a intuizioni sensibili.
Se vuoi, possiamo fare un esempio concreto per chiarire meglio. Ti va?
Chiedo: Ma non possiamo conoscere i concetti matematici senza i sensi?
Bellissima domanda — sei nel cuore del problema kantiano! E infatti, è proprio con la matematica che Kant sfida la distinzione tra intuizione e concetto. Vediamo.
1. Concetti matematici e intuizione: Kant dice che…
Anche i concetti matematici non sono conosciuti solo con l’intelletto, secondo Kant. Per lui, la matematica non è solo pensiero astratto, ma ha bisogno dell’intuizione pura.
Esempio: per capire 2 + 3 = 5, non basta il concetto di “2”, “3” e “+”.
Bisogna intuire questa operazione, anche solo mentalmente (ad es. visualizzando due palline + tre palline = cinque palline).
2. Ma che tipo di intuizione è questa?
Non è sensibile come vedere un albero: è un’intuizione pura, cioè a priori, dello spazio e del tempo. Kant dice:
La geometria si fonda sull’intuizione pura dello spazio;
L’aritmetica sull’intuizione pura del tempo (perché contare è una successione).
Dunque, anche la matematica si basa su intuizioni, ma non sensibili: sono le forme pure della sensibilità.
3. Perché non bastano i concetti?
Kant polemizza contro gli “intellettualisti” (come Wolff o Leibniz), che pensavano che bastasse la logica pura per fondare la matematica. Kant dice invece: I concetti da soli sono vuoti. Perché ci sia vera conoscenza, serve l’intuizione (anche se pura, non sensibile).
In sintesi
No, non possiamo conoscere i concetti matematici solo con l’intelletto, secondo Kant.
Anche la matematica richiede intuizione, ma non sensibile: pura.
Quindi: l’intelletto da solo non basta nemmeno per la matematica. Serve sempre un certo tipo di “vedere”, anche mentale.
Come si vede, non è possibie solo chiarificare i concetti e i passaggi più difficili, ma anche problematizzarli; in qualche modo si giunge anche in questo caso a un dialogo con il filosofo, anche se l’IA non lo impersona.
Occorre sempre tener conto anche in questi casi degli errori e delle allucinazioni che le IA continuano a compiere; per questo la comprensione del testo raggiunta dallo studente per questa via va sempre riportata in classe e verificata insieme ai compagni e al docente.