De Rerum Natura

Libro I

Lucrezio, De Rerum Natura, traduzione di Antonio Vigilante.

Indice

Inno a Venere
Argomento del poema
Epicuro
La scelleratezza della religione
Occorre conoscere la natura
Difficoltà della lingua
Nulla nasce dal nulla
Nulla torna al nulla
Il vuoto e i corpi
Gli eventi
La formazione dei corpi
Contro Eraclito
Contro Empedocle
Contro Anassagora
Intermezzo
L’universo è illimitato
L’universo non ha centro
Conclusione
Note

Inno a Venere

O madre degli Eneadi, piacere
d’uomini e dèi, o benefica Venere
che sotto gli astri erranti del cielo
riempi i mari, culla delle navi,
e le terre fruttifere: per te
ogni animale viene concepito
e nato accoglie la luce del sole; 5
fuggono i venti quando appari, o dea,
e le nubi del cielo; a te la terra
offre i fiori soavi ti sorride
la distesa marina e il cielo calmo
risplende. Non appena i giorni s’aprono
alla bella stagione e soffia libero 10
lo zefiro fecondo gli uccelletti
dell’aria sono i primi ad annunciare
il tuo arrivo, o dea, col cuore scosso
dalla tua forza. Le bestie selvatiche
si rincorrono poi nei lieti campi 15
e attraversano i rapidi torrenti;
ognuno corre dove tu lo guidi
con la tua grazia addosso. In tutti i cuori
svegli l’amore e per mari per monti
per i fiumi impetuosi tra le fronde
degli alberi nei nidi degli uccelli
nei verdi campi il desiderio spinge
ognuno a propagare la sua specie. 20
Poiché tu sola reggi la natura
e senza te nulla accade di lieto
ed amabile chiedo il tuo sostegno
in quest’impresa cui mi accingo: dire
in versi la natura delle cose
in favore di Memmio che tu, dea,
hai voluto eccellente in ogni cosa,
in ogni tempo. Dona, dea, un’eterna
grazia a questi miei versi: e fai tacere
le opere feroci degli eserciti 30
per mari e terre. Tu sola puoi dare
pace ai mortali, poiché spesso Marte
che armato regge le opere feroci
della guerra al tuo grembo s’abbandona
vinto dalla ferita dell’amore
che mai si sana, e allunga il suo bel collo
e ti guarda con l’ansia dell’amore 35
e lo spirito appeso alla tua bocca.
E la tua bocca, curva su di lui,
con le parole più dolci gli chieda
pace per i Romani, o illustre dea. 40
In questo tempo duro per la patria
non posso dedicarmi a questa impresa
con animo sereno, e neanche Memmio
può sottrarsi alla pubblica salvezza.
{La natura divina infatti gode
d’una pace completa ed immortale, 45
ben lontana da noi e i nostri affanni.
Senza dolore alcuno e alcun pericolo,
autonoma e potente, indifferente
a noi né si compiace per il bene
che facciamo né mai la coglie l’ira.} 1
[…]

Argomento del poema

Libero dai pensieri presta l’animo 50
attento e ascolta la vera sapienza
affinché non disprezzi ed abbandoni
ciò che ti dono con amore schietto
prima ancora d’averlo ben compreso.
Comincerò dai cieli e dagli dèi
e dai primi princìpi con i quali 55
la natura dà vita ad ogni cosa
l’alimenta l’accresce e la dissolve:
li chiameremo corpi genitali,
materia, semi delle cose, corpi 60
primi perché compongono ogni origine.

Epicuro

Schiacciata a terra era la vita umana:
la piegava e offendeva minacciandola
con aspetto terribile dal cielo 65
la religione, quando un uomo greco,
un mortale per primo alzò lo sguardo
e osò sfidarla: e non riuscì la fama
dei numi a spaventarlo, non il fulmine
né il minaccioso fragore del cielo;
lo eccitarono, anzi, ne sfidarono
il valore, ed ecco che per primo 70
desiderò di abbattere le porte
ben serrate dell’universo intero.
Vinse il suo ingegno vivo e si gettò
oltre le mura del mondo fiammanti
e con la mente e l’animo percorse
l’immensità del tutto; vittorioso
da lì ci insegna cosa nasce, cosa 75
non può nascere, quale sia il potere
limitato che a tutto è stato dato
e i confini che segnano ogni cosa.
E così adesso giace sotto i piedi,
la religione, calpestata e afflitta,
e la vittoria ci fa uguali al cielo.

La scelleratezza della religione

Temo che tu sospetti ch’io ti voglia 80
avviare a dottrine scellerate
e farti prendere una via malvagia.
Ma è più spesso la religione stessa
che spinge a compiere azioni malvage
e scellerate: come quando in Aulide
i capi greci, uomini eminenti,
orribilmente violarono l’ara
della vergine Trivia con il sangue 85
d’Ifigenia. Appena le ricadde
sulle guance la benda che avvolgeva
i suoi capelli di vergine vide
il padre triste davanti all’altare
i sacerdoti che per lui celavano 90
la spada e i cittadini che piangevano:
cadde supplice, muta dal terrore.
Non servì alla misera ragazza
aver donato al re il nome di padre.
Tremava; mani d’uomo la portarono
all’altare, ma non perché compiuto
il sacro rito fosse consegnata
ai chiari canti nuziali, bensì
per farsi ostia, lei pura, le colpevole, 100
lei vittima nel tempo delle nozze,
massacrata dal padre perché fosse
sicura la partenza della navi.
A tali atrocità spinge la fede.

Occorre conoscere la natura

E verrà forse il giorno in cui tu stesso
spaventato da qualche vaticinio
te ne andrai via da me: a forza d’incubi
sanno cambiarti fino nel profondo 105
sporcando di paura ogni tua gioia.
E certo: se sapessimo che ha fine
con la morte qualsiasi sofferenza
non avrebbero presa su di noi
religioni e profeti minacciosi.
Ma se dopo la morte temi pene 110
eterne come fai a ribellarti?
Dove trovi la forza e le ragioni?
La natura dell’anima si ignora,
se con noi nasca o s’insinui alla nascita
se con noi morta si spezzi nel nulla
o vada nelle tenebre dell’Orco 115
alle grandi paludi o si reincarni
per decreto divino in qualche bestia
come credeva Ennio, che per primo
colse fronde perenni d’Elicona
e ottenne fama tra le genti italiche;
dichiara, è vero, nei suoi versi eterni
che esiste l’Acheronte, ma non l’abitano 120
l’anime nostre, né i corpi, ma solo
parvenze pallidissime di noi.
Da qui, ricorda, gli giunse il fantasma
d’Omero la cui fama è senza fine
e prese a dirgli con lacrime amare 125
la natura profonda delle cose.
Per questo occorre conoscere bene
ogni cosa del cielo, i movimenti
del sole e della luna, e quale forza
governi quel che accade sulla terra, 130
ma più urgente è indagare attentamente
la natura dell’anima e dell’animo
e che succede quando con terrore
a volte svegli, se siamo malati,
a volte invece sepolti nel sonno
ci sembra di vedere e di sentire
qui, proprio qui, qualcuno che da tempo
è un pugno d’ossa che la terra abbraccia. 135

Difficoltà della lingua

So bene che è difficile spiegare
le ardue speculazioni greche in versi
latini, soprattutto perché occorrono
parole nuove, ché la lingua è povera
e nuovo l’argomento, e tuttavia 140
il tuo valore e il piacere sperato
d’una dolce amicizia mi convincono
a compiere l’impresa, a vigilare
nelle notti serene, alla ricerca
di parole, di versi che si facciano
luce per la tua mente, per mostrarti
i recessi più oscuri delle cose. 145
Non sarà dunque la luce del sole
non le frecce del giorno luccicanti
a dissipare tenebre e terrore
dell’animo, bensì la conoscenza
e la chiara visione delle cose.

Nulla nasce dal nulla

Il cui principio per noi sarà questo:
nessuna cosa mai nasce dal nulla 150
per azione divina. In cielo e in terra
accadono fenomeni che incutono
timore a tutti, poiché se ne ignorano
le cause e le ragioni, e si ritiene
che avvengano per opera divina.
Perciò quando vedremo che dal nulla 155
nulla si crea sarà per noi più chiaro
quel che cerchiamo, da dove ogni cosa
possa crearsi e come tutto avvenga
senza alcun intervento degli dei.
Se le cose nascessero da nulla,
tutto potrebbe nascere da tutto
senza bisogno di semi. Dal mare 160
nascerebbero gli uomini, ed i pesci
dalla terra; gli uccelli eromperebbero
dal cielo; armenti e bestie d’ogni genere
nate a caso dovunque occuperebbero
le terre coltivate ed i deserti,
e gli alberi darebbero ogni volta 165
frutti diversi e ogni frutto potrebbe
nascere da ogni albero. In assenza
di specifici semi quale cosa
potrebbe avere un’origine certa?
Poiché ogni cosa nasce dai suoi semi,
vede la luce dov’è la materia 170
sua propria ed i suoi corpi elementari;
non può nascere a caso da altre cose
perché ha sue proprie facoltà nascoste.
In primavera vediamo la rosa
d’estate il grano, l’autunno suadente 175
ci offre la vite: i semi delle cose
s’incontrano nei tempi adatti a loro
e nella giusta stagione la terra
fertile fa spuntare nuova vita
che tenera si getta nella luce.
Se dal nulla nascessero, d’un tratto 180
balzerebbero fuori, senza regola
in qualsiasi periodo dell’anno:
non vi sarebbero principi primi
tenuti fuori, in un tempo inadatto,
dall’unione che genera la vita.
Per la crescita poi non servirebbe
il tempo necessario al confluire 185
dei semi e al loro accrescersi: in un attimo
diventerebbe giovane il bambino
e si farebbe albero il fuscello.
Non accade così: gli esseri crescono
lentamente, avendo un seme proprio,
e crescendo mantengono la specie; 190
puoi capire da ciò ch’essi si accrescono
con la propria materia. A ciò si aggiunga
che dal gravido ventre della terra
non spunta la letizia dei germogli
senza la pioggia al momento opportuno
né senza cibo gli animali possono
propagare la specie e sopravvivere. 195
Pensa pure, se vuoi, che i corpi abbiano
molti elementi in comune, un po’ come
le lettere che formano parole
diverse, ma non credere che nulla
possa nascere senza i suoi principi.
Perché mai altrimenti la natura
non sarebbe riuscita a generare
uomini tanto grandi da guadare
i mari a piedi o da strappare i monti 200
con le mani o che vivano per secoli
superando ogni altro essere vivente?
A tutto è data una certa materia
che ne limita crescita e sviluppo.
Si riconosca dunque che dal nulla 205
niente può generarsi, se ogni cosa
ha bisogno d’un seme per offrirsi
alla brezza leggera della vita.
Vediamo, poi, che i luoghi coltivati
superano di gran lunga quelli incolti
e la terra migliora col lavoro;
succede, è chiaro, perché nella terra 210
sono presenti i semi delle cose
che rivoltando le zolle feconde
con l’aratro portiamo in superficie;
se non ci fossero semi, vedresti
la crescita spontanea d’ogni cosa
senza bisogno del lavoro umano.

Nulla torna al nulla

La natura dissolve nei suoi atomi 215
ogni cosa esistente, ma nel nulla
nulla svanisce. Se infatti qualcosa
fosse mortale in tutte le sue parti
la sua morte sarebbe un improvviso
svanire, senza forza che la smembri
e dall’esterno ne travolga i nessi. 220
E invece la natura non permette
che alcuna cosa muoia se non quando
una forza la spezza, entra nel vuoto
tra gli atomi e li stacca, dal momento
che tutto è fatto di principi eterni.
Se tutta la materia scomparisse
quando un essere cede alla vecchiaia 225
e il tempo lo travolge, in quale modo
potrebbe Venere chiamare in vita
nuovi animali, secondo la specie,
e come madre la terra nutrire
i nuovi nati con i propri pascoli?
Come potrebbe il mare alimentarsi 230
con le sorgenti e i fiumi? Come l’etere
nutrire i gli astri? Nel tempo infinito
trascorso fino ad oggi si sarebbe
consumato del tutto un universo
corporeo e mortale; e invece esistono
da sempre gli elementi delle cose 235
indice certo che sono immortali.
Dunque non possono ridursi al nulla.
Se una materia eterna non tenesse
tutte le cose in vincoli ora deboli 240
ora forti, sarebbe sufficiente
una forza qualsiasi per distruggerle;
anche solo un contatto basterebbe,
mentre corpi composti da principi
eterni hanno legami che soltanto
una forza adeguata può spezzare.
E invece i corpi, composti da nessi
diseguali dei semi e da materia 245
eterna, restano incolumi a meno
che li aggredisca una forza adeguata
a vincerne l’interna resistenza.
E dunque nulla va nel nulla: tutto
si dissolve e ritorna alla materia.
E muoiono le piogge, quando il padre 250
Cielo le getta in grembo a madre Terra:
ma ne nascono messi rigogliose,
nuovi rami verdeggiano sugli alberi,
ed i frutti li piegano; la pioggia
porta vita agli umani e agli animali
e vediamo fiorire le città
piene di bimbi, nei boschi frondosi
risuona il pigolio dei nuovi uccelli
e le greggi pesanti si riposano
sui campi verdeggianti, le mammelle
colme di latte; sulle zampe incerte 260
giocano i loro piccoli nell’erba
tenera e sanno solo il desiderio
del latte puro delle loro madri.
Non periscono dunque interamente
le cose che vediamo: la natura
disfa e ricrea con la stessa materia
e non permette che nasca una cosa
senza che al tempo stesso un’altra muoia.
Esistono corpuscoli invisibili
Dopo averti insegnato che dal nulla 265
non nasce nulla, né la vita torna
al nulla, forse nutrirai dei dubbi,
poiché i principi primi di cui parlo
non sono percettibili alla vista.
Ma ascolta quanti corpi non visibili 270
esistono senz’altro nelle cose.
Ecco: si leva il vento batte il mare
butta giù grandi navi spinge via
nuvole vorticando sopra i campi
spezza gli alberi spazza interi boschi
sulle cime dei monti. Infuria, il vento,
mormorando minaccia e s’accanisce.
Esso ha di certo corpuscoli occulti
che percuotono mare terre nuvole
e li strappano via nel loro turbine.
Non è diversa la furia dell’acqua, 280
la cui natura pure è dolce, quando
le grandi piogge gonfiano i torrenti
e giù dagli alti monti si precipita
investe quel che trova sul cammino
e non c’è ponte che riesca a resisterle:
l’impeto spezza i pilastri, la furia
dell’acqua urlando ne travolge i massi.
Lo stesso fanno i venti quando liberi 290
si scagliano potenti come un fiume
in piena su ogni cosa, la sollevano
e la portano via nel loro vortice.
Esistono corpuscoli del vento
invisibili eppure non diversi
da quelli ben visibili del fiume
per gli effetti e l’azione sulle cose.
Ugualmente sentiamo vari odori
ma non scorgiamo nulla intorno al naso
né cogliamo con gli occhi il caldo e il freddo 300
o vediamo la voce: tutte cose
che sono tuttavia fatte di corpi
poiché giungono ai sensi; senza corpo
non può esservi contatto tra le cose.
Le vesti stese in riva al mare, dove
s’infrangono le onde, s’umidiscono,
ma s’asciugano poi distese al sole;
non vediamo però l’acqua posarsi
né allontanarsi poi per il calore:
essa è dispersa in parti così piccole
che non riescono a scorgerle i nostri occhi. 310
L’anello al nostro dito si assottiglia
col passare degli anni, lentamente
la goccia fora la pietra, nei campi
si consuma il vomere di ferro
come le pietre della via, pestate
dal continuo passaggio della gente,
e a furia d’esser stretta da chi passa
la mano destra delle statue bronzee
messe davanti alle porte col tempo
mostra segni d’usura. Tutte cose
che il contatto continuo diminuisce 320
ma la natura gelosa nasconde
come e quando i corpuscoli si stacchino.
Benché acuta, la vista non riesce
a scorgere la quotidiana crescita
delle cose né il loro invecchiamento
come pure la lenta corrosione
che opera sugli scogli la salsedine.
La natura fa tutto con corpuscoli
nascosti ai nostri occhi. E tuttavia
non vi sono soltanto questi corpi
stretti tra loro. Esiste infatti il vuoto. 330
Saperlo ti sarà di grande aiuto,
ti salverà dal dubbio, dal cercare
senza sosta l’essenza delle cose
diffidando di quello che ti insegno.

Il vuoto e i corpi

È vuoto un luogo intatto, senza nulla.
Niente si muoverebbe senza il vuoto.
Ciò che ha corpo si oppone, fa da ostacolo
a tutto ciò che incontra; senza il vuoto
nessuna cosa cederebbe il passo
a un’altra, consentendo il movimento.
Vediamo invece molte cose in molti 340
modi muoversi in mare in terra in cielo.
Il loro moto inquieto senza il vuoto
non sarebbe possibile; di più:
senza il vuoto nemmeno esisterebbero
ma quieta resterebbe la materia
tutta stretta in sé stessa. Molte cose
che riteniamo solide risultano
a uno sguardo più attento miste al vuoto.
L’acqua impregna le pietre e le caverne
e piange goccia a goccia le sue lacrime
si spande il cibo in corpo a ogni animale 350
crescono gli alberelli e danno frutto
quand’è tempo perché dalle radici
si diffonde la linfa fino ai rami,
le voci ti raggiungono nei posti
più riparati, indifferenti ai muri,
e il freddo ti colpisce nelle ossa.
Come accadrebbe ciò se non ci fosse
il vuoto a offrire spazio per passare?
E perché poi due cose della stessa
grandezza hanno un peso differente?
Se vi fosse la stessa quantità 360
di materia nel piombo e in un gomitolo
di lana, uguale ne sarebbe il peso
perché fatti ugualmente da corpuscoli
che per natura tendono a cadere.
Il vuoto invece non ha peso alcuno.
A parità di massa è più leggero
il corpo che ha più vuoto e più pesante
quello che ne ha di meno. Esiste dunque
misto con la materia nelle cose
quel vuoto che ci mostra la ragione.
Ti potrebbe ingannare la teoria 370
fantasiosa di alcuni. Analizziamola.
Il movimento dei pesci nel mare
avviene a sentir loro perché l’acqua
cede avanti e fluisce nello spazio
che dietro resta libero al passaggio.
Ciò spiegherebbe il moto d’ogni cosa
senza bisogno di pensare il vuoto.
Ma questo è falso. Come mai potrebbe
muoversi un pesce se non liberasse
spazio il mare? E dove mai andranno
queste acque quando i pesci poi si arrestano? 380
Dunque o si nega che i corpi si muovano
o si ammette che esiste in ogni cosa
il vuoto da cui nasce il movimento.
Due corpi piatti s’urtano e rimbalzano.
Dovrebbe l’aria occupare lo spazio
che si forma tra loro. Ma in che modo?
Benché rapida, l’aria tutt’intorno
non potrà mai riempire in un istante
tutto lo spazio vuoto; riempirà
la parte più vicina e gradualmente
giungerà a possedere tutto il resto. 390
In errore sarebbe chi pensasse
che il distacco dei corpi sia dovuto
all’azione dell’aria condensata;
accade infatti che un vuoto si colma
ma al tempo stesso se ne crea un altro.
Non è così che si fa densa l’aria
e se anche così fosse, penso, senza
il vuoto non potrebbe concentrarsi
e unire in un sol punto le sue parti.
Per questo, anche se fai mille obiezioni,
è necessario che tu ammetta il vuoto.
Potrei moltiplicare gli argomenti 400
ma a una mente sagace quel che ho detto
è sufficiente per capire tutto.
Spesso il fiuto dei cani apre la via
che conduce alla tana ben nascosta
di qualche bestia che vaga sui monti:
come loro da quello che ti ho detto
potrai da solo attraversare il buio
e andare a caccia della verità.
Se sarai pigro o titubante, o Memmio 410
questo però ti prometto: sarà
così abbondante e dolce la sorgente
di parole sgorgante dal mio cuore
che prima che il tuo orecchio abbia ascoltato
l’ultimo mio argomento sarà giunta
la vecchiaia ad illanguidirci il corpo
e a disserrare i lacci della vita.
Non esiste una terza natura
Lascia che torni a tessere la tela.
È dunque fatta tutta la natura
di due cose soltanto: i corpi e il vuoto 420
in cui quelli son posti e in cui si muovono
in vari modi. Che esistano i corpi
è un’esperienza comune dei sensi;
e i sensi ci faranno da supporto
per indagare cose ben più oscure.
Senza quel luogo, senza quello spazio
che chiamo vuoto dove mai potrebbero
i corpi collocarsi? E come muoversi?
Te l’ho spiegato pochi versi fa.
Una terza natura non esiste:
non c’è cosa che sia priva di corpo 430
e non abbia rapporto con il vuoto.
Che sarà questa cosa per sé stessa?
Se sensibile al tatto, benché lieve
ed esigua si andrà a sommare ai corpi
aumentandone il numero e la massa;
se intangibile, invece, non in grado
di impedire il passaggio ad altri corpi
farà parte di ciò che chiamo vuoto. 440
Qualunque cosa esista per sé stessa
agisce su altre cose o ne subisce
l’azione oppure è il luogo in cui le cose
esistono ed agiscono. Ma nulla
può compiere o subire azione alcuna
senza corpo né può, se non è vuoto,
accogliere altre cose. Non c’è alcuna
terza natura oltre gli atomi e il vuoto
che esista per sé stessa e prima o poi
si manifesti ai sensi o alla ragione.

Gli eventi

Piuttosto quel che esiste, scoprirai,
è congiunto con gli atomi ed il vuoto 450
oppure rappresenta un loro evento.
Tutto ciò che è congiunto non sussiste
di per sé: non c’è peso senza sasso
liquidità senz’acqua né calore
senza fuoco; il contatto chiede un corpo
l’assenza di contatto esige il vuoto.
Schiavitù, povertà, ricchezza, guerra
e pace e cose simili, che lasciano
intatta la natura delle cose
quando arrivano o quando si allontanano
comunemente li chiamiamo eventi.
Anche il tempo non ha esistenza autonoma:
il senso del passato, del presente 460
e del futuro viene dalle cose.
Dobbiamo riconoscerlo: nessuno
avverte il tempo senza il movimento
o la placida quiete delle cose.
Parlano della figlia di Tindaro 1
che fu rapita o di come le genti
di Troia furono sconfitte in guerra.
Pretendono per caso che si creda
che queste cose esistano per sé?
Il volgere dei secoli ha travolto
da tempo ormai le vite di quegli uomini;
e gli eventi che accaddero ai troiani 2 470
ugualmente possiamo attribuirli
ai luoghi che ne furono teatro.
Del resto senza la materia e il vuoto,
in cui s’agita tutto, la bellezza
d’Elena non avrebbe suscitato
nel cuore frigio d’Alessandro il fuoco
da cui è nata una guerra così orribile
né i greci avrebbero incendiato Pergamo
partoriti di notte dal cavallo
di legno. Da ciò vedi che le azioni
compiute non esistono per sé
alla maniera dei corpi né sono
affini al vuoto ed è meglio chiamarli 480
eventi appartenenti ai corpi e ai luoghi
in cui tutte le cose si dipanano.

La formazione dei corpi

Tra i corpi distinguiamo gli elementi
primi da ciò che formano associandosi.
I primi sono solidi a tal punto
che non c’è forza in grado di distruggerli.
È per questo difficile che esistano
corpi fatti soltanto di elementi
simili. Infatti i fulmini attraversano
le mura delle case, proprio come 490
fanno voci e rumori; nella brace
il ferro s’arroventa, il grande caldo
spacca le pietre e a un fuoco vivo cedono
per quanto duri siano l’oro e il bronzo.
L’argento si riscalda e si raffredda:
lo sentiamo tenendo con due mani
com’è d’uso una coppa per versare
del liquido dall’alto. Non esiste
pertanto, a quanto pare, cosa alcuna
al mondo che sia solida. Dobbiamo
tuttavia – fa’ attenzione – riconoscere,
perché a ciò ci costringe la reale
natura delle cose, l’esistenza
di corpi eterni e solidi che chiamo
semi o principi primi e che compongono 500
ogni cosa. Lo spiego brevemente.
Poiché, lo abbiamo visto, la natura
di tutto è fatta di due cose opposte,
la materia ed il vuoto in cui le cose
si diffondono, occorre che sia l’una
che l’altro siano puri e separati.
Infatti ovunque vi sia quello spazio
che chiamo vuoto manca la materia,
e dov’è la materia manca il vuoto.
Gli elementi primari sono dunque
solidi e senza vuoto. Nelle cose 510
generate può esserci del vuoto
ma solo se lo serra tutt’intorno
la materia. Nessun ragionamento
sensato potrà giungere ad ammettere
l’esistenza del vuoto in qualche corpo
senza materia solida a racchiuderlo.
Questo può farlo solo un aggregato
di materia, capace di costringere.
E sarà dunque eterna, in quanto solida,
la materia, e mortale tutto il resto.
Se non ci fosse quel che chiamo vuoto 520
tutto sarebbe solido; e d’altronde
tutto sarebbe vuoto se i corpuscoli
non occupassero ovunque lo spazio.
Vuoto e materia si alternano in modo
che non c’è solo mai materia o vuoto;
lo spazio appare pieno oppure vuoto
in base alla presenza dei corpuscoli.
I quali sono poi tali che nulla
può fracassarli con un colpo esterno
o disgregarli agendo dall’interno 530
o distruggerli in qualche altro modo,
come ho mostrato qualche verso fa.
È chiaro: quando manca il vuoto nulla
può collidere frangersi spezzarsi
in due e aprirsi all’umido o al freddo
o al fuoco distruttore di ogni cosa.
Più vuoto ha un corpo in sé più queste cose
ne fanno scempio. Se dunque i corpuscoli
primordiali son come ti ho insegnato,
solidi e senza vuoto, è necessario
che siano eterni. Se così non fosse 540
tutto sarebbe già tornato al nulla
e dal nulla sarebbe poi rinato.
E poiché, come prima ti ho insegnato,
nulla può nascere dal nulla e niente
di quel che è nato può tornare al nulla
questi elementi primordiali devono
essere eterni. In essi si dissolvono
i corpi nel momento della fine
perché vi sia materia sufficiente
per la creazione delle nuove vite.
Questi elementi sono dunque solidi
e semplici, altrimenti non potrebbero 550
conservarsi nel tempo e garantire
l’eterno rinnovarsi di ogni cosa.
Se la natura non avesse posto
un limite al dissolversi dei corpi
il tempo avrebbe già distrutto tutto
e nulla più sarebbe generato
e giungerebbe al fiore dell’età.
Tutto, vediamo, si dissolve in fretta
mentre lento è il processo di ricrescita,
e dunque quel che il tempo già passato
nel volgere dei secoli ha squassato,
frantumato e travolto non avrebbe
il tempo necessario per ricrescere. 560
Certo alla distruzione è stato imposto
un tempo stabilito, se vediamo
che le cose ricrescono e ogni specie
di viventi ha il suo tempo per attingere
il fiore dell’età. A ciò si aggiunga
che per quanto formati da materia
ben solida i corpuscoli compongono
cose morbide: acqua aria terra
e vapori. È possibile dar conto
del modo in cui queste cose si formano
e sviluppano solo se ammettiamo
che in tutto c’è del vuoto; non potremmo
al contrario spiegarci l’esistenza 570
delle rocce o del ferro se pensassimo
che gli elementi primi siano morbidi:
cadrebbe il fondamento di ogni cosa.
Sono pertanto gli elementi primi,
semplici eppure solidi e potenti,
che aggregandosi in modo più compatto
danno origine a corpi resistenti.
Se non è posto un limite al dissolversi
dei corpi è necessario che ci giungano
dall’infinito tempo già passato
elementi scampati a ogni pericolo: 580
ma come avrebbero potuto reggere
alle aggressioni continue del tempo
se la loro natura fosse fragile?
E infine: la natura ha dato leggi
precise ad ogni specie di viventi
fissando i tempi di crescita e morte
sancendo l’impossibile e il possibile;
e nulla muta, tutto resta uguale,
al punto che gli uccelli variopinti
una generazione dopo l’altra
mantengono i colori della specie. 590
Non sorprende: hanno un corpo di materia
che non cambia nel tempo. Se al contrario
gli elementi potessero cambiare
o venire alterati in qualche modo
sarebbe incerto tutto quel che nasce
non vi sarebbe regola né limite
né si tramanderebbero nel tempo
dai genitori ai figli la natura
le usanze e i movimenti della specie.
La materia non è divisibile all’infinito
Inoltre ci dev’essere una parte
essenziale di questi corpi primi
del tutto inaccessibile allo sguardo 600
incomposta, minuscola, che mai
fu separata né mai lo sarà
perché essa stessa è la parte minima
delle cose. Ed altre parti simili
si aggiungono con ordine in gran numero
e si stringono in modo da formare
i corpi elementari; dal momento
che non possono stare separate
occorre che aderiscano tra loro
tanto che nulla può strapparle via.
Questi elementi sono dunque solidi
e semplici; si uniscono tra loro
ma non li tiene insieme l’aggregarsi
e l’adesione delle parti minime 610
bensì la forza eterna della loro
stessa semplicità. Per garantire
a ogni cosa il suo seme la natura
non consente che ad essi sia strappato
o detratto qualcosa. D’altra parte
se non ci fosse questa parte minima
i corpi elementari si potrebbero
ridurre ancora in parti piccolissime,
e questo all’infinito: di ogni parte
vi sarà la metà, senza mai termine.
Che differenza vi sarà tra il cosmo
intero e le sue parti più minuscole?
Non sarà più possibile distinguerli.
La più piccola cosa, divisibile
internamente in infinite parti
sarà infinita proprio come il tutto. 620
Ma ciò ripugna alla ragione e l’animo
fatica a crederlo. Arrenditi e ammetti
l’esistenza di corpi elementari
non divisibili in parti ulteriori;
e se ne riconosci l’esistenza
vedrai che sono anche eterni e solidi.
Se la natura creatrice di tutto
solesse poi costringere le cose
a dividersi sempre in parti minime
con queste non sarebbe più capace 630
di ricomporre alcunché. Corpi ai quali
non si può aggiungere nulla non hanno
quello che è necessario alla materia
per generare: i vari intrecci, il peso,
il movimento, gli urti, l’affluire
da cui deriva tutto ciò che esiste.

Contro Eraclito

Pertanto chi sostiene che l’essenza
delle cose sia il fuoco e che di fuoco
soltanto sia composto l’universo
ha smarrito la via della ragione.
Eraclito fu il primo della schiera,
famoso per il suo linguaggio oscuro
più tra gli sciocchi, certo, che tra i greci
che seriamente ricercano il vero. 640
Si sa: gli sciocchi maggiormente ammirano
ed amano le cose ben nascoste
sotto parole che non hanno senso;
per loro è vero quello che ha un bel suono
ed accarezza per bene l’orecchio.
Ma un mondo così vario, chiedo, come
può derivare dal semplice fuoco?
Che il fuoco sia più forte o rarefatto
fa poca differenza se ogni parte
ha la stessa natura dell’insieme.
Quando è più forte avviene per l’afflusso 650
maggiore delle parti mentre è debole
se sono separate e si disperdono.
Credimi: ricorrendo a tali cause
quello che puoi spiegare è tutto qui;
certo la grande varietà del mondo
non puoi ridurla a un fuoco forte o debole.
Devono inoltre ammettere che il vuoto
si mescola alle cose, se le fiamme
sono più o meno dense o rarefatte.
Ma le Muse 3, poiché vedono molte
cose in contrasto tra loro, non vogliono
ammettere che esista il puro vuoto
nelle cose: temendo quel che è arduo
smarriscono la via che porta al vero.
Né si accorgono poi che tolto il vuoto 660
dalle cose si addenserebbe tutto
in un unico corpo, non essendo
possibile quel rapido irradiarsi
proprio del fuoco, che riscalda e illumina
e da cui puoi dedurre che è formato
da parti che non sono condensate.
Se poi per caso credono che i fuochi
possano in altro modo, condensandosi,
estinguersi o mutare la sostanza,
è evidente, se ciò accadesse ovunque,
che l’ardore del fuoco svanirebbe
interamente nel nulla e dal nulla
tutto quel che è creato sorgerebbe.
E certo tutto ciò che si trasforma
ed esce dai suoi limiti all’istante
muore nella sua forma precedente. 670
È dunque necessario che qualcosa
di quel che forma i corpi resti intatto
altrimenti le cose finiranno
interamente nel nulla e di nuovo
dal nulla torneranno all’esistenza.
Ora, poiché vi sono dei corpuscoli
dalla forma ben stabile, che sempre
mantengono un’identica natura
e grazie al cui viavai, che cambia l’ordine,
si muta la natura delle cose
e si trasformano i corpi, s’intende
che non sono corpuscoli di fuoco.
E non farebbe alcuna differenza 680
il loro separarsi e allontanarsi
o il sopraggiungere d’altri o il mutare
disposizione, se avessero tutti
la natura del fuoco: in ogni modo
non darebbero vita che a del fuoco.
La verità, io credo, è un’altra: esistono
certi corpuscoli dal cui movimento,
ordine, aspetto e posizione nasce
il fuoco, sì che quando mutano ordine
si muta la natura, né assomigliano
al fuoco od altra cosa che sprizzando
tutt’intorno sia in grado di colpire
i sensi ed arrivare al nostro tatto.
Dire che la sostanza d’ogni cosa 690
è il fuoco e tranne il fuoco nulla è vero,
come fa ancora questo tale, è un pieno
delirio: contraddice infatti i sensi
da cui parte lui stesso e così scredita
il fondamento d’ogni conoscenza
e ciò che gli ha permesso l’esperienza
del fuoco di cui parla. Crede infatti
che i sensi siano in grado di conoscere
il fuoco ma non tutte le altre cose
che del fuoco non sono meno chiare,
e ciò mi sembra un delirio evidente.
A cos’altro dovremmo far ricorso?
Cosa meglio dei sensi può mostrarci 700
la differenza tra il vero ed il falso?
E perché poi affermare che esiste
soltanto il fuoco e non pensare invece
che esista tutto tranne il fuoco?
Simile tesi infatti non appare
più delirante dell’alta. Pertanto
quanti posero il fuoco quale essenza
delle cose e ritennero che il mondo
intero non consista che di fuoco
o pensarono invece che sia l’aria
il principio che genera le cose
o che l’acqua da sola possa dare
forma a tutto o che ancora sia la terra
a generare il mondo trasformandosi 710
in ogni altra natura sono, è chiaro,
lontani dalla via che porta al vero.

Contro Empedocle

E poi vi sono quelli che raddoppiano
gli elementi primari, e al fuoco aggiungono
l’aria e la terra all’acqua, oppure credono
che tutto nasca da quattro elementi
ossia l’aria la terra il fuoco e l’acqua.
L’agrigentino Empedocle è il primo
tra questi, generato tra le rive
a forma di triangolo dell’isola
che lo Ionio circonda biancheggiando
nelle sue ampie insenature e un piccolo
canale in cui le onde si precipitano
separa dalle rive dell’Italia. 4 720
Qui è l’orrida Cariddi, qui il rumore
dell’Etna fa temere che di nuovo
raccolga l’ira del suo fuoco e vomiti
dalle sua fauci fiamme fino al cielo.
È se questa è una terra che ha la fama
d’avere meraviglie d’ogni genere,
cose che vanno viste, gran ricchezza
di beni e gente forte per difenderli,
non sembra tuttavia che abbia qualcosa
di più illustre più santo più mirabile 730
e caro di quest’uomo. Nei suoi versi
proclama e insegna cose così splendide
che sembra quasi un essere divino.
E tuttavia sia lui che gli altri sopra
nominati, a lui molto inferiori
per molti aspetti e ben meno importanti,
pur avendo scoperto molte cose
quasi divinamente e benché dessero
dal profondo dell’animo responsi
più venerabili e certi di quelli
della Pizia che parla dal tripode
e dal lauro di Febo, tuttavia
sono inciampati nei primi principi 740
delle cose, cadendo malamente.
Ammettono che esista il movimento
e che vi siano cose molli o rade
come la terra, l’acqua, il fuoco, l’aria
gli animali e il frumento, ma negando
l’esistenza del vuoto non ritengono
che ciò accada perché nel loro corpo
è presente del vuoto. E questo è il primo
errore. L’altro è credere che i corpi
possano sezionarsi all’infinito
che si spezzino senza alcuna fine
e non si giunga mai a toccare un minimo.
Vediamo invece che v’e un punto estremo
delle cose, la parte più minuscola 750
che i nostri sensi riescono a cogliere;
da questo si deduce l’esistenza
d’un minimo ulteriore, non visibile.
Pongono poi quali principi primi
cose molli, che nascono e il cui corpo
è soggetto alla morte. Ma se fosse
così dovrebbe l’universo intero
tornare al nulla e poi dal nulla ancora
tutto rinascerebbe e fiorirebbe:
ma già sappiamo quanto ciò sia falso.
Quegli elementi poi sono nemici
tra loro in molti modi, sì che l’uno
è veleno per l’altro: il loro incontro
li farebbe morire o schizzerebbero 760
ovunque come, quando c’è tempesta,
vediamo fare ai fulmini, alla pioggia
e al vento. Infine se il mondo si genera
da questi quattro elementi e poi torna
a dissolversi in essi, più che dire
ch’essi sono i principi delle cose
non dovremmo al contrario ritenere
che nascano piuttosto dalle cose?
Tali elementi infatti si producono
gli uni dagli altri, mutano colore
e l’intera natura, e ciò dà sempre.
Se poi credi che i corpi della terra 770
e del fuoco s’uniscano ai soffi
dell’aria e all’acqua gocciolante senza
che ciò ne cambi in nulla la natura
sappi che così niente potrà nascere,
che sia senziente o inanimato come
un albero, poiché ciascuna cosa
pur nella massa mostrerebbe intatta
la sua natura e si vedrebbe l’aria
mista alla terra e il fuoco resterebbe
uguale pur essendo unito all’acqua.
Occorre invece che i principi primi
generando le cose v’inseriscano
una certa natura non visibile
e segreta, affinché nulla prevalga 780
e s’imponga impedendo che ogni cosa
creata possa avere la sua forma.
Essi vanno a ritroso fino al cielo
e ai suoi fuochi. All’inizio il fuoco, immaginano,
diventa aria, poi dall’aria nasce
l’acqua e dall’acqua la terra; a ritroso
ritorna poi dalla terra ogni cosa
all’origine: l’acqua, quindi l’aria
e il fuoco. E senza sosta si trasformano
tra di loro, si spostano dal cielo
alla terra e da qui di nuovo agli astri.
Non così devono essere i principi.
È infatti necessario che permanga 4 790
qualcosa l’immutabile, altrimenti
tutto verrà ricacciato nel nulla.
E certo tutto ciò che si trasforma
ed esce dai suoi limiti all’istante
muore nella sua forma precedente.
Gli elementi di cui ho appena detto
invece si trasformano; pertanto
devono derivare da altre cose
che nulla può cambiare, se non vuoi
che tutto il mondo finisca nel nulla.
Perché piuttosto non pensare a corpi
la cui natura consenta, ad esempio,
di comporre ora il fuoco ed ora l’aria, 800
aggiungendo o togliendo alcuni d’essi
o mutandone l’ordine ed il moto,
e spiegare così ogni cambiamento?
“Ma è chiaro”, obietti, “che quanto è nell’aria
e nel vento proviene dalla terra,
e se al tempo opportuno non si sciolgono
le nuvole e non sferzano le piogge
gli arboscelli facendoli ondeggiare
e il sole poi non offre il suo calore
non crescono le messi né le piante
e gli animali.” Ma certo. Ed aggiungo
che noi stessi, se non ci sostenessero,
cibi solidi e liquidi, ben presto
avremmo il corpo debole e la vita 810
svanirebbe dai nervi e dalle ossa.
Infatti senza dubbio ci sostengono
e alimentano cose ben precise
come altre cose servono ad altri esseri.
Accade perché gli atomi comuni
a diverse sostanze sono misti
nelle cose nei modi più diversi
per cui ogni vivente ha il suo alimento.
E molto spesso conta quali atomi
si associano ed in quale posizione
e quale moto imprimono e ricevono.
Gli stessi atomi infatti compongono
il cielo e il mare, le terre ed i fiumi 820
e il sole, e ancora le messi, gli arbusti
e ogni genere d’esseri viventi
ma mischiati fra loro in vari modi
e con diversi moti. Nei miei versi
trovi molte parole, ma le lettere
sono comuni; devi però ammettere
che tanto le parole quanto i versi
sono diversi per suono e per senso.
Ciò avviene grazie all’ordine diverso
che hanno le lettere. Ma ben più grande
è il potere dell’ordine degli atomi
da cui nascono cose così varie.

Contro Anassagora

Ora vediamo l’omeomeria 830
di Anassagora. Questo è il nome greco;
la povertà della lingua dei padri
non mi consente di usare altro termine.
Ma è facile spiegare cosa sia.
Le ossa sono formate da altre ossa
minute, piccolissime, e così anche
le carni, il sangue deriva da molte
gocce di sangue unite tra di loro
l’oro è fatto di particelle d’oro
e di pezzetti di terra la terra; 840
e così il fuoco è composto di fuoco
e d’acqua l’acqua. Crede che ogni cosa
si formi in questo modo, però nega
l’esistenza del vuoto ed è convinto
che la materia si possa dividere
all’infinito. In entrambe le cose
mi sembra che si sbagli come quelli
il cui pensiero abbiamo appena visto.
Aggiungi che s’immagina principi
troppo deboli, ammesso che così
si possano chiamare dei principi
che hanno la stessa natura dei corpi,
come essi esposti al dolore e alla morte,
e che nulla trattiene dal dissolversi. 850
Quale tra di essi infatti reggerebbe
un forte schiacciamento, sottraendosi
ai denti della morte? Il fuoco? L’acqua?
O forse l’aria? Quale di essi? Il sangue
o le ossa? Nessuno, credo. Tutto
sarà ugualmente soggetto alla morte
non meno delle cose che vediamo
e sotto i nostri occhi si distruggono
se un qualche violenza le travolge.
E lo ripeto: nulla può ridursi
al nulla né dal nulla può prodursi.
Poiché il cibo alimenta e nutre il corpo
è poi chiaro che vene, sangue ed ossa 860
***
e se ancora diranno che ogni cibo
è di sostanza mista e ha in sé i corpuscoli
dei nervi, delle ossa, delle vene
e particelle di sangue, dovremo
credere dunque che qualsiasi cibo,
sia secco che umido, abbia sempre in sé
un miscuglio di cose differenti:
le ossa, i nervi, gli umori ed il sangue.
Se inoltre tutte le cose che crescono
sulla terra si trovano già in essa
è necessario che la terra stessa
sia composta da cose ad essa estranee.
Trasferisci il discorso in altro campo: 870
potrai fare uso di parole identiche.
Se già contiene in sé, benché nascosti
il fuoco, il fumo e la cenere, il legno
è fatto allora di elementi estranei
elementi che sorgono da esso.
Resta solo una stretta via di fuga
che Anassagora tenta, sostenendo
che certo, in ogni cosa si nascondono
tutte le altre, ma appare solo quella
che è più presente nel miscuglio e meglio
in evidenza o posta in prima fila.
Siamo anche qui ben lontani dal vero. 880
Se così fosse quando maciniamo
sotto una pietra massiccia il frumento
dovrebbe comparire qualche traccia
di sangue o di qualcuno degli umori
del nostro corpo. E ugualmente dell’erba
schiacciata tra due pietre perderebbe
del sangue, l’acqua stillerebbe dolci
gocce simili al latte delle pecore,
sminuzzando la terra scorgeremmo
mischiati ad essa parti minutissime
d’ogni genere d’erba e grani e fronde 890
e nel legno, spezzandolo, vedremmo
cenere, fumo ed un fuoco nascosto.
È evidente che questo non accade.
Non esiste un tale mescolarsi
di una cosa con l’altra. Sono i semi
comuni ad ogni cosa che, invisibili,
si mischiano tra loro in molti modi.
“Ma spesso”, obietti, “accade che sui monti
le alte cime degli alberi, piegate
dalla forza del vento, si strofinino
l’un l’altra fino a quando come un fiore
s’apre tra loro il fuoco.” Hai ragione, 900
ma la causa non è il fuoco nascosto
nel legno bensì i semi del calore
che, richiamati dallo sfregamento,
accorrono in gran numero, incendiando
le selve. Ché se queste nascondessero
la fiamma in sé non potrebbero a lungo
celare il fuoco: divampando ovunque
travolgerebbe gli alberi e le selve.
E vedi dunque, come ho appena detto,
quanta importanza spesso ha per gli atomi
con quali altri si uniscono e in che modo
e quale moto imprimono e ricevono; 910
e sono appunto questi cambiamenti
minimi della loro posizione
che producono il fuoco oppure il legno.
La stessa cosa accade alle parole:
basta spostare di poco le lettere
e distinguiamo il “ligneo” dall’“igneo”.
Se infine non riesci a concepire
tutto quello che vedi senza credere
che provenga da corpi materiali
dotati delle stesse qualità
delle cose, adoperi un criterio
che travolge la stessa convinzione
che esistano elementi primordiali.
Non dovranno, in tal caso, essere scossi
da un riso irrefrenabile o versare
lacrime amare sul viso e le guance? 920

Intermezzo

Adesso vieni, fatti un po’ più attento
e impara quel che resta da sapere.
Non mi sfugge l’oscurità del tema
ma il duro tirso m’ha percosso il cuore
e vi ha destato un grande desiderio
di gloria e insieme un amore soave
per le Muse: e ora eccomi, commosso
e ispirato percorro i luoghi impervi
delle Pieridi, che mai piede umano
ha calpestato. Mi piace accostarmi
a fonti ancora intatte e bere a fondo
e raccogliere fiori sconosciuti
e dove prima mai le Muse cinsero
ad alcuno la tempia reclamare
per il mio capo una corona insigne. 930
In primo luogo perché affronto grandi
questioni e cerco di affrancare gli animi
dai nodi stretti della religione
e poi perché su cose tanto oscure
scrivo versi che splendono, infondendo
su ogni cosa la grazia delle Muse.
Anche questo non è senza ragione.
Per far prendere ai bimbi il ripugnante
assenzio i medici usano cospargere
il bordo del bicchiere con il liquido
biondo e dolce del miele, e così ingannano
la loro ingenuità; le labbra saggiano
quella dolcezza e mandano giù il resto 940
benché amaro. E certo, li raggirano
ma non per danneggiarli: anzi riacquistano
con questo stratagemma la salute.
Così io faccio: poiché la dottrina
appare amara a chi non la conosce
e la gente comune la rifugge
per insegnartela ho fatto ricorso
all’armonioso canto delle Pieridi
quasi intingendola nel dolce miele
della poesia, sperando che i miei versi
riescano a far presa su di te
e tu possa vedere la natura
di tutto e la sua intima struttura. 950

L’universo è illimitato

Ho insegnato che gli atomi che formano
la materia volteggiano in eterno
e attraversano i secoli, invincibili.
Consideriamo adesso se l’insieme
degli atomi abbia fine oppure no.
E dal momento che abbiamo scoperto
che esiste il vuoto, che sia luogo o spazio,
in cui tutte le cose si sviluppano,
scrutiamo pure se esso abbia una fine
o s’apra immenso, vasto e senza fondo.
Tutto quello che esiste è senza fine
in ogni direzione; non ha infatti
alcuna estremità. Né vi può essere 960
senza un limite esterno, oltre il quale
i nostri sensi non possano andare.
Poiché dobbiamo ammettere che fuori
dal tutto non c’è niente, non esiste
un punto in cui finisce: non c’è dunque
un limite o confine. E non importa
dove tu sia: intorno a te avrai
sempre da ogni parte l’infinito.
Poniamo che lo spazio sia finito.
Se qualcuno corresse fino al limite
di un tale mondo e scagliasse una freccia 970
credi che questa, lanciata con forza,
andrebbe dritta, sempre più lontano,
o sarebbe frenata da qualcosa?
Devi scegliere l’una o l’altra ipotesi
ma sono entrambe strade senza uscita
e spingono ad ammettere che il tutto
si estende senza fine. Che qualcosa
la trattenga e ne limiti il tragitto
impedendo che giunga al suo bersaglio
o che voli al di fuori senza freno
fa poca differenza: in ogni caso
il punto di partenza della freccia
non è l’estremo limite del tutto.
T’incalzerò, ed ovunque tu porrai 980
questo limite estremo, chiederò:
“E che ne è della freccia?”. In nessun luogo
si potrà collocare un tale limite
e sempre vi saranno vie di fuga.
Se inoltre l’universo avesse fine
e fosse limitato da confini
sarebbe già finita verso il basso,
spinta dal peso, tutta la materia
e nulla apparirebbe in cielo, ed anzi
non vi sarebbero affatto né il cielo
né il sole luminoso: la materia
sarebbe tutta accumulata in fondo, 990
posata lì da tempo immemorabile.
Nessuna quiete invece è data agli atomi
nessun fondo in cui possano adagiarsi.
Tutte le cose sono sempre in moto
in ogni direzione e anche dal basso
giunge in eterno un flusso di materia.
Vediamo sempre cose limitate
l’una dall’altra: l’aria attornia i colli
e i monti chiudono l’aria, la terra
circonda il mare e nel mare finisce, 1000
ma il tutto non ha alcun limite esterno.
Tale è dunque l’abisso dello spazio
che il bagliore dei fulmini nemmeno
volando per un tempo senza fine
perverrebbe al suo fondo o accorcerebbe
le distanze da esso: l’universo
si estende dappertutto senza limiti.
La natura fa in modo poi che il tutto
non possa porre un confine a sé stesso:
limita i corpi con il vuoto e il vuoto 1010
con i corpi e alternandoli così
rende infinito l’universo intero.
Se non si limitassero a vicenda
i corpi e il vuoto, ognuno di per sé,
si aprirebbero senza alcun confine
né il mare né la terra né gli spazi
luminosi del cielo né gli umani
né i sacri corpi degli dei potrebbero
resistere soltanto per un’ora:
non più tenuta insieme la materia
si spargerebbe per il grande vuoto
o, per dir meglio, non creerebbe nulla, 1020
per l’incapacità di concretarsi.
E certo non c’è qualche decisione
o un piano intelligente nel disporsi
degli atomi né è stato stabilito
dal principio il moto di ciascuno;
invece molti d’essi in molti modi
muovendosi nel tutto per un tempo
infinito si sono urtati e scossi
facendo prova d’ogni movimento
e commistione finché sono giunti
a unirsi in modo da creare il tutto;
poi trovato l’incastro conveniente
è stato mantenuto per eoni, 1030
e ora fa sì che con le onde impetuose
dei fiumi s’alimenti l’insaziabile
bocca del mare e la terra, scaldata
dal vapore solare, sia feconda
e animali vi sorgano di specie
diverse e i fuochi delle stelle vadano
per il cielo. Ma tutto ciò è possibile
solo perché dall’infinito giunge
nuova materia a colmare all’istante
ogni perdita. Come gli animali
muoiono e il loro corpo si disgrega
in mancanza di cibo, così tutto
è destinato alla morte se manca
l’afflusso sempre nuovo di materia, 1040
deviata in qualche modo dal suo corso.
Né gli urti dall’esterno, provenienti
da ogni direzione sono in grado
di conservare l’insieme del mondo
qualunque sia la sua conformazione.
Possono battere fitti e tenere
ferma una parte finché giunge altra
materia a completare quel che manca;
certe volte però sono costretti
a rimbalzare offrendo agli elementi
lo spazio e il tempo per fuggire via
liberi da ogni vincolo. Per questo
è necessario che sempre ne accorrano
di nuovi ed affinché gli stessi colpi
siano bastanti occorre una materia 1050
che da tutte le parti sia infinita.

L’universo non ha centro

E fa’ attenzione, Memmio, a non prestare
fede a quello che dicono taluni:
che ogni cosa nel mondo tende verso
il centro ed è per questo che esso resta
saldo pur senza ricevere colpi
dall’esterno e che questo gravitare
verso il centro impedisce ad ogni cosa,
sia essa in basso o in alto, di sfuggire
in qualche luogo (ma tu crederai
che qualcosa si possa sostenere
da sé?) e che i corpi pesanti che sono
agli antipodi vanno verso l’alto
e sono posti a terra all’incontrario
come da noi le immagini riflesse
in uno specchio d’acqua. In egual modo 1060
per loro gli animali vanno in giro
a testa in giù e non cadono all’indietro
dove comincia il cielo, proprio come
non possono volare i nostri corpi
nelle regioni celesti soltanto
perché noi lo vogliamo; quando lì
hanno il sole da noi è notte fonda,
le stagioni si alternano alle nostre
e i giorni corrispondono alle notti.
È l’ipotesi sciocca di chi abbraccia
una errata visione delle cose. 1070
Non può esserci infatti centro alcuno
in un mondo infinito; e se vi fosse
nulla del resto prova che qualcosa
vi si possa fermare invece d’esserne
scagliata via lontano. Quello spazio
che definiamo vuoto deve infatti
sia nel suo centro che fuori da esso
lasciare libero il passaggio ai corpi
pesanti, ovunque il moto li conduca.
Non esiste alcun luogo in cui le cose,
perso ogni peso, possano restare
ferme nel vuoto; né del resto il vuoto
può diventare base di alcunché
senza cedere, com’è sua natura. 1080
È impossibile dunque che le cose
s’aggreghino in tal modo, per la forza
del loro gravitare verso il centro.
Ma non credono, poi, che questo tendere
verso il centro riguardi tutti i corpi,
ma solo quelli che hanno la natura
della terra e dell’acqua, il mare e i grandi
torrenti che si gettano impetuosi
dalle montagne e ogni cosa terrena;
invece, dicono, il soffio leggero
dell’aria ed il calore si diffondono
irradiando dal centro, e se nell’etere
che ci circonda brillano le stelle
e la fiamma del sole passa lenta
nell’azzurro del cielo è perché tutto 1090
il calore che fugge su dal centro
vi si raccoglie, né sugli alti rami
degli alberi potrebbero le fronde
verdeggiare se non vi fosse un cibo
che piano giunge loro dalla terra
*** che come fiamme volanti le mura
del mondo non si infrangano sciogliendosi
nell’immensa voragine del vuoto
portando via con sé qualsiasi cosa
e nel boato dei tuoni non crolli
il cielo né ci manchi all’improvviso
la terra sotto i piedi ed ogni cosa
del cielo e della terra frantumata
sia risucchiata dal vuoto profondo
e in un istante non resti più nulla:
solo atomi ciechi ed abbandono. 1110
Infatti ovunque tu ponga l’inizio
della fuga degli atomi, quel luogo
sarà la porta della morte: tutta
la materia uscirà da quella parte.

Conclusione

Queste cose conoscerai a fondo
preso per mano, con poca fatica,
perché una cosa farà luce all’altra
né notte oscura ormai potrà distoglierti
dalla via che conduce alla visione
della natura ultima del mondo:
così ogni cosa accenderà ogni altra.

  1. Questi versi, tratti dal secondo libro, sono qui aggiunti in alcune edizioni. 

  2. Seguo qui l’edizione critica di Deufert, che al verso 469 ha: “namque aliud Teucris, aliud regionibus ipsis”. Altre edizioni hanno: “namque aliud terris, aliud regionibus ipsis”. Gli eventi si possono associare tanto alle persone quanto ai luoghi. 

  3. Qui non seguo l’edizione di Deufert, che ha: “sed quia multa sibi cernunt contraria, mussant” (v. 657). 

  4. Qui seguo l’edizione Deufert. Altri manoscritti hanno Aeoliae.