Antonio Vigilante, La luna nell’acqua. Una mappa per perdersi nel Dharma del Buddha, Tethis, Torino 2019.
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In tutti i luoghi in cui è giunto nella sua lunga storia, il buddhismo ha dato origine a sintesi originali. Non è possibile comprendere la particolarità del buddhismo tibetano, ad esempio, se si prescinde dalla religione bön, né il chan cinese senza tener conto di secoli di speculazione filosofica della scuola confuciana e di quella taoista. In occidente il buddhismo si è diffuso da più di un secolo nelle sue forme e scuole tradizionali, naturalmente venendo a sua volta influenzato dalla visione del mondo europea ed americana, che in seguito alla globalizzazione è diventata la visione dominante in tutto il mondo. L’idea di Batchelor è che si debba andare oltre queste contaminazioni spontanee e interrogarsi apertamente su quale forma debba assumere il Dharma una volta giunto in occidente.
Il buddhismo secolare rinuncia, dunque, al karma e alla rinascita, due convinzioni che, per Batchelor, erano diffuse in India al tempo del Buddha, ma che un occidentale potrebbe far proprie solo a condizione di mettere tra parentesi le sue capacità critiche e le sue esigenze razionali. Se lo sviluppo del buddhismo ha condotto progressivamente alla metafisica, alla speculazione sull’essere e sulla vacuità, Batchelor intende tornare alla psicologia. Esiste la sofferenza, ed è una questione mentale. Nasce da meccanismi immediati, da circoli viziosi che ci irretiscono in una rete di dolore, rabbia, confusione sempre più fitta. La rinascita, interpretata in senso laico, è esattamente questo processo: la ripetizione dei meccanismi mentali che causano sofferenza. E il risveglio è l’uscita da questo circolo vizioso. “Ciò che conta per i buddhisti laici – scrive Batchelor – è vivere la propria vita in modo da rendere il mondo migliore per coloro che abiteranno questa terra dopo la loro morte”.1
I seguaci di altre scuole buddhiste considerano spesso con sospetto e sufficienza questo nuovo buddhismo, che è ancora un cantiere in costruzione. Non solo perché rifiuta alcune convinzioni che sono fortemente radicate nella storia del buddhismo, ma anche perché si sottrae alle pretese del lignaggio. Ogni scuola buddhista afferma di risalire, per vie spesso contorte e più spesso ancora mitiche, allo stesso Buddha. Il buddhismo secolare invece nasce da Batchelor, dalla sua ricerca personale e dalle sue inquietudini di occidentale convertito al buddhismo. Abbiamo già visto la risposta di Batchelor. Il cosiddetto lignaggio è in realtà il risultato di una lotta per il potere alla morte del Buddha. Il quale non aveva alcuna intenzione di nominare un suo successore, convinto che il Dharma stesso dovesse essere la guida della comunità dei monaci. Il lignaggio va dunque contro la volontà del Buddha storico. Saltando discendenza, poteri, autorità più o meno spirituali, il buddhismo secolare di Batchelor intende rimettere al centro il Dharma. Non un Dharma astorico, ma un Dharma aperto sempre a nuove verifiche.
S. Batchelor, Dopo il buddhismo, cit., p. 241 ↩