Antonio Vigilante, La luna nell’acqua. Una mappa per perdersi nel Dharma del Buddha, Tethis, Torino 2019.
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Tommaso da Celano (Vita prima, 463) ricorda che Francesco d’Assisi conservava con cura anche gli scritti dei pagani, “perché tutte le lettere possono comporre quel nome santissimo” (il nome di Dio), e quando scriveva un messaggio di saluto “non permetteva che si cancellasse alcuna lettera o sillaba, anche se superflua o errata”. Benché ateo, tendo anch’io a credere che nell’imperfezione possa manifestarsi qualcosa di essenziale; da un punto di vista buddhista essa è in ogni caso degna di ogni rispetto. Disponiti dunque ad inoltrarti in pagine che – come me che scrivo, tu che leggi e il mondo là fuori – sono imperfette.
Le parole in lingua pali e in sanscrito sono state scritte in forma semplificata, per facilitare la lettura. Ho preferito in genere i termini pali, con la sola eccezione di parole entrate ormai nell’uso comune in sanscrito, come nirvana (nibbana in pali) o karman (kamma in pali).
Ringrazio gli amici che hanno seguito il farsi di questo libro: Anna Maria Conoci, Antonella Corrado, Phillip Ernest, Marco Gallarino, Fabrizio Gambassi, Andrea Pasqualini, Sergio Pasquandrea, Federica Scaglioso, Luisa Vardiero. E il cane Mirò Chomsky per il suo costante appello all’attenzione.